Roma, 5 settembre 2007
Cari amici e amiche di Alberto.
Ho letto la vostra lettera con commozione e con crescente indignazione. Una giovane vita è stata spezzata e questo poteva essere evitato; non è stata spezzata dal male ma dalla stupidità e questo rende ancora più insensato tutto quanto.
Dite bene che la caccia allo scoop è diventato uno sport che può travolgere la vita della gente e così è stato per Alberto.
La costruzione del diverso, del capro espiatorio è tanta parte di questo sistema informativo malato, che - peraltro - rispecchia e alimenta il funzionamento dello stesso sistema politico.
Nell'impegno a modificare una legge che produce questi drammi, perchè considera i giovani consumatori di cannabis al pari di criminali, vi sono vicino - a voi a ai genitori di Alberto – e che questa assurda morte possa ameno servire ad aprire una riflessione che eviti altre situazioni come quella che ha portato Alberto a togliersi la vita.
Una società in cui la fragilità non è rispettata è una società incivile. L’impegno a cambiarla ritengo sia la principale ragione del nostro impegno quotidiano.
Un caro saluto
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